Open Mic Farm
scritto e diretto da Gianluca Ariemma
da Animal Farm di George Orwell
testo e regia di Gianluca Ariemma
Spettacolo vincitore della XXIII edizione di Fantasio Festival di Regia Teatrale
con Giulia Messina, Salvo Pappalardo e Gianluca Ariemma
scenografia Francesco Fassone
costumi Ortensia De Francesco
musiche originali Marcello Massa
foto Elena Pegoretti
grafiche Gianrolando Scaringi
produzione Fantasio Festival di Regia
Gli animali della fattoria padronale del Signor Jones hanno preso il sopravvento sugli esseri umani creando un nuovo sistema di governo chiamato La Fattoria degli Animali.
A capo di questa solida società vi sono i maiali, più colti ed intelligenti, che governano sulla base di sani diritti, uguali per tutti, ma ai danni degli animali più ignoranti e deboli della fattoria.
Open Mic Farm porta in scena due politici nel pieno della campagna elettorale, che espongono i propri programmi – minacciando un nemico sempre diverso per spostare l’attenzione della fattoria su problemi di minore importanza – mediati da un imparziale conduttore televisivo che darà voce a tutti i malcontenti degli animali attraverso un linguaggio teatrale innovativo.
Animal Farm, privato della struttura distopica, decontestualizzato ed epurato dei riferimenti storici, liberato dai vincoli che lo tengono ancorato ad un secolo abbondantemente finito, si trasforma in una storia universale, con una comprensione a stati e capace di parlare agli spettatori più giovani – che empatizzano con gli animali – ed in modo più profondo a quanti conoscono il flusso degli eventi. Entrambi passano per la spietata crudeltà dei maiali nella loro lenta, inevitabile, trasformazione in feroci tiranni.
C’è la favola di Orwell, contaminata dal linguaggio crudo e diretto della Stand Up Comedy che mi permette di toccare in maniera più spietata alcune tematiche sociali nelle orazioni pubbliche dei maiali. Ci sono tre attori invidiabili che interpretano tutti i personaggi della fattoria, una squadra di collaboratori che mi segue, con fiducia, da anni che mi consente di azzardare. C’è la terra, da cui gli animali nascono, ci sono i microfoni che scendono dall’alto come in una composizione di Thomas Ostermeier in un quadro disegnato dallo scenografo Francesco Fassone e ricamato dalla costumista Ortensia De Francesco.
E poi ci sono le proiezioni sulla facciata della fattoria, dove sono incisi i comandamenti, simbolo dell’animalismo; così i maiali parlano con il fantasma del vecchio maggiore, che racconta a il suo sogno e incita i compagni a restare uniti contro il nemico umano.
C’è la contaminazione di più linguaggi visivi che rompe la quarta parete e chiede le risposte agli spettatori che, trascinati nel politicamente scorretto, saranno invitati ad aprire gli occhi davanti alla facile ironia di grugniti ed allegorie.
Per questo c’è una grande necessità di ricerca e sperimentazione, per permettere al progetto di trovare la sua dimensione con ampio respiro e non morire in tutte le impossibilità che le compagnie teatrali si vedono costrette ad affrontare.
La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia, La rivoluzione è un atto di violenza.
Mao Tze Tung
Palladineve uccide Napoleone. Questo assoluto plot twist alla fine del terzo anno di narrazione è il perno principale dell’adattamento: il rivoluzionario sempre oppresso dal potere del despota, ottiene la sua rivalsa e diventa egli stesso, carnefice. Perché la rivoluzione è un atto di violenza, un atto sanguinario, che non può fermarsi ai casi di coscienza e non può essere portato a termine senza l’omicidio.
Nella metafora di Orwell, Palladineve rappresenta il pensiero di rivoluzione permanente di Lev Trockij, che fu esiliato dall’Unione Sovietica e poi ucciso dallo stesso Stalin. In questo adattamento diventa assoluto protagonista di una trama che racconta i volti dei capi di stato, subdoli e sanguinari, ricordandoci come l’amore del potere, all’occasione, trasforma gli uomini in omicidi.
Si mostrano, così, con amara realtà, le due facce di chi governa, che di notte ruba il latte dalle riserve comuni e di giorno parla apertamente al popolo con grandi proprietà di linguaggio, come Bruto ai romani con le mani ancora sporche del sangue di Cesare. Due volti che, gli animali della fattoria, non sanno distinguere più da quello del padrone.
- Giorno: domenica 12 settembre
- Ore: 18.00
- Location: Lo spettacolo si terrà presso il Rifugio Bindesi – Pino Prati (Str. dei Bindesi, 14, 38123 Trento TN)
- Costo biglietto: 5 euro (comprende aperitivo in struttura al termine della rappresentazione)
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È possibile parcheggiare presso:– 𝘗𝘈𝘙𝘊𝘏𝘌𝘎𝘎𝘐𝘖 1 “Rifugio Bindesi”
Str. dei Bindesi, 14
– 𝘗𝘈𝘙𝘊𝘏𝘌𝘎𝘎𝘐𝘖 2 “Area di Sosta”
Str. dei Bindesi
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• la bicicletta
• l’autobus di linea 6 fino alla fermata “Grotta Bindesi”
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