INVISIBILI GENERAZIONI
Elementare Teatro
Di/regia Carolina De La Calle Casanova
Scenografie Ilaria Bassoli, Davide Vivaldi
Musiche originali Marcello Gori
Comunicazione visiva Dario Serio
Responsabile organizzativo Arianna Mosca
Con Corinna Grandi, Marco Ottolini, Paola Tintinelli, Federico Vivaldi
Invisibili generazioni racconta l’emigrazione – perlopiù giovanile – dei giorni nostri, fenomeno complesso e molto diverso dall’emigrazione “storica” che ha interessato, a più riprese, l’Italia e il Trentino (come pure tanti altri paesi europei).
Commedia giocata su più registri, a tratti ironica e punk, a tratti capace di toccare corde di autentica commozione, il lavoro di Elementare Teatro,racconta i cambiamenti in atto, in maniera empatica e convincente, protagonisti sono alcuni giovani, alcuni “ex-pat”, come si dice oggi, “espatriati”, ma anche i loro familiari, quelli che sono rimasti.
“Tutti conosciamo qualcuno che è partito chi in Europa – spiegano le note della Provincia che accompagnano lo spettacolo – chi in altri continenti. Figli, nipoti, amici emigrano di nuovo per trovare lavoro e progettare una vita, cosa che – dopo la crisi, economica, politica, sociale – è sempre più difficile immaginare. Questa ‘generazione invisibile’ ha diritto a una voce – che abbiamo scelto teatrale – e noi abbiamo il dovere di guardare e vedere la loro fatica e le loro speranze, consapevoli che in un mondo che sta cambiando velocissimamente immaginare soluzioni, proporre nuove politiche è una difficile impresa”.
Un fenomeno nuovo, dunque, favorito dal web e dai voli low cost, diverso dalle migrazioni del passato, che produce in pari misura aspettative, disagi, nostalgie, opportunità di autorealizzazione. “Non è facile andare via e nemmeno rimanere e accettare che siamo la generazione dell’incertezza, e che in tale condizione risiede la nostra forza, il nostro coraggio – si legge nelle note di regia dello spettacolo – . Personalmente non ammetto di essere ricompresa all’interno della ‘generazione persa’ da alcuni giornalisti o politici, non solo perché non ci credo, ma perché nella mia generazione non vedo persone perse ma persone che cercano, il che è ben diverso”
Nell’Era del Virtuale l’emigrazione giovanile sembra essere solo la punta di un iceberg inesplorato; sotto acqua, in disgelo, c’è un cambiamento in essere di cui i nostri giovani saranno comunque protagonisti.