E COSì TOSTO AL MAL GIUNSE LO ‘MPIASTRO

Bottega Buffa CircoVacanti | Theatremuseum di Vienna

Regia e Drammaturgia Veronica Risatti
In Scena Laura Mirone, Sara Giovinazzi, Veronica Risatti, Veronica Zurlo, Gianmaria Stelzer (Violoncello), Lucìa Cabrera (Violino)
Scenografia Andrea Coppi
Costumi Antonia Munaretti su bozzetti originali di Lodovico Ottavio Bornacini del XVII secolo
Consulenza Artistica e Supervisione Generale Scene Claudia Contin Arlecchino
Consulenza e Montaggio Scena Burattini Luciano Gottardi

E così tosto al mal giunse lo ‘mpiastro è un’antologia di molte storie che si intrecciano sotto un unico Leitmotiv: la brulicante vita di una fantomatica piazza antica. Lo spettacolo si apre con l’arrivo di una compagnia di Comici dell’Arte: il capocomico Zane si ribella e si sfoga perché gli vengono lasciati tutti i lavori più pesanti di allestimento scenico; il vanaglorioso Capitano si presenta al pubblico, scatenando da subito la gelosia di Madama Medusa che lo scaccia di scena con un canto furioso. In questo modo ha inizio la drammaturgia dello spettacolo suddiviso in due atti. Nel primo si dipanano le intricate relazioni amorose di nobili Innamorati: stanco di sentire i lamenti della figlia Dafne, afflitta da pene d’amore non corrisposto, il vecchio Pantalone scende in piazza per cercare un buon partito disposto a sposarla. Mentre si aggira tra il pubblico per trovarle marito, entra in scena il dottor Ballanzone proponendo come sposo suo figlio Cinzio. Pantalone, entusiasta dell’affare, acconsente alle nozze combinate tra i due giovani, scatenando una girandola di reazioni a catena dai quali si intende che Dafne è in realtà innamorata di Don Febo, il giovane violoncellista, e che Cinzio spasima invece per la bella violinista Ardelia. A contrastare questi amorosi incontri, si intromette anche la dea Fortuna che, bendata, appare sulla piazza con una cornucopia, lanciando lavanda per annunciare la primavera degli amori. Di questo buon auspicio, però, godranno solo i servitori che si esibiranno in allegre e acrobatiche rincorse d’amore. Si apre così il secondo atto che vede protagonista l’effervescente vita lavorativa dei servitori e del popolo migratorio in cerca di fortuna. Gli Zanni, maschere archetipiche per eccellenza della gente semplice del popolo, dimostrano la capacità di reinventarsi ai fini della propria sopravvivenza. Ballanzone, il medico ciarlatano del paese, lascia la piazza per dedicarsi alle Scienze di altri mondi e di nuove forme di vita. Sarà dunque compito dei servitori prendersi cura della povera gente, garantendo un servizio sanitario di base. Gli Zanni si troveranno così a essere dentisti, ostetrici, chirurghi, becchini, a seconda delle esigenze. Ma Fortuna è dalla loro parte: la piazza continuerà a prosperare di nuove generazioni e dunque di nuovi abitanti. E così sempre tosto al mal giunge lo ‘mpiastro, grazie alla tenacia di chi è sempre pronto a rimboccarsi le maniche!

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